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Tappa di chiusura del Giro Next Gen 2024. Si snoda un primo ampio giro di circa 70 km attraverso le colline di Cesena (Longiano, Sogliano sul Rubicone, Strigara) seguito da 4 giri di un circuito di circa 17 km con la salita di Bertinoro.
Ultimi km
Dai 3 km dall’arrivo tutto in leggerissima discesa. Ultimo chilometro completamente pianeggiante fino alla linea di arrivo.
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info turistiche
Città di:
Cesena
Panoramica
Al centro della Romagna, fra il mare Adriatico e il crinale appenninico, lungo la Valle del Savio, sorge Cesena. Di antichissime origini pre-romane importante città nel rinascimento con la signoria dei Malatesti, Cesena è una meta d’arte, di storia, di cultura.
Il piccolo centro storico, racchiuso entro una cinta muraria dall’originale forma, che ricorda la sagoma di uno scorpione, tuttora ben conservata, è a misura di pedone e molto piacevole da percorrere, fra strade, piazze e palazzi storici. Cesena sorge “fra ‘l piano ‘l monte”, nelle parole di Dante Alighieri: sul colle Garampo, primo nucleo della città, sorge una delle rocche più imponenti della Romagna. Da qui si scende alla splendida piazza del Popolo, cuore della città, in cui si può ammirare la tardocinquecentesca Fontana Masini, uno dei simboli di Cesena. Lungo il corso si incontrano il Duomo in stile romanico-gotico, dedicato a San Giovanni Battista, e il Teatro Bonci, gioiello ottocentesco.
A pochi passi dal centro storico si trova il Ponte Vecchio: da qui si può raggiungere il parco naturale del Savio e percorrere la ciclopedonale lungo il fiume.
Gastronomia
Cesena, città dei Malatesta, storica ed elegante, dai sapori intensi e gustosi della tradizione.
Si puoi scegliere un ristorante tipico romagnolo, un bistrot, un’osteria o provare lo street food. A Cesena è nato nel 2000, infatti, il Festival Internazionale del cibo di strada, diventando un appuntamento fisso e gettonatissimo.
Il cibo di strada di eccellenza è la piadina romagnola, detta “la pida” in dialetto: impastata rigorosamente a mano stesa con il matterello spesso preparata nei caratteristici chioschi, e accompagnata da differenti farciture come lo squacquerone, tipico formaggio fresco e cremoso, con la rucola, oppure dai salumi locali. Il crescione è un’elaborazione della piadina, che viene piegata a metà e ripiena prima della cottura. Quello alle erbe è il più diffuso, ma ne esistono di tanti tipi.
Crescione e piadina vengono cotti si cuoce sul testo (“teggia” in dialetto), una piastra rovente di terracotta o di ghisa.
Non tutti sanno che in dialetto romagnolo non esiste il termine “pasta”: i primi piatti di sfoglia fatta in casa della cucina romagnola, in brodo o asciutti che siano, e per estensione tutti i primi piatti, vengono chiamati “mnestra”, che sarà sóta (asciutta) oppure int e’ brod (in brodo).
Fra le “minestre” tradizionali di Cesena ci sono quelle prodotte con sfoglia all’uovo (tagliatelle, lasagne, passatelli asciutti o in brodo, tagliolini, maltagliati), quelle con sfoglia senza uovo (strozzapreti, pappardelle in brodo) e la pasta ripiena come i tortelli o i cappelletti, piatto d’elezione per le festività più importanti come il Natale.
La frutta e la verdura cesenate, poi, sono un orgoglio nazionale. Tra le colture troviamo pesche, albicocche, susine, fragole di Romagna, kiwi, mele, pere, diverse e caratteristiche varietà di ciliegie. Tra gli ortaggi spiccano patate, fagiolini, piselli, lattughe, cicorie, rape, pomodori, cardi gigante di Romagna, carciofi violetto di Romagna. Alcune di queste colture sono ancora in piena produzione, mentre altre rappresentano oggi produzioni locali o di nicchia come lo scalogno di Romagna che ha ottenuto il marchio IGP.
Vino e Bevande
Sulla tavola cesenate, come in tutta la Romagna, non può mancare il vino, chiamato significativamente e’ bé, cioè “il bere”.
Fra i rossi, il ben noto Sangiovese Superiore e la Cagnina, vino dolcissimo, da bere giovane, specie in accompagnamento di prodotti tipici dell’autunno come le castagne caldarroste.
Fra i bianchi, Albana (sia dolce che secco), Pagadebit, Trebbiano sono i protagonisti delle botti, delle cantine e dei colli cesenati.
Punti di Interesse
BIBLIOTECA MALATESTIANA
Voluta da Domenico Malatesta Novello, Signore di Cesena, ultimata nel 1454, viene inaugurata nel 1454. Detiene due primati assoluti: prima biblioteca civica d’Europa e unico esempio di biblioteca monastica umanistica rimasta intatta in ogni sua parte. La Biblioteca deve il suo progetto a Matteo Nuti. Colpisce il visitatore fin dallo splendido portale in noce che conduce all’interno basilicale a tre navate. Le undici campate accolgono i 58 plutei deputati alla conservazione dei 340 codici di gran pregio, molti dei quali ornati da finissime miniature. Un gioiello che è rimasto incredibilmente inalterato da quasi seicento anni. Di fronte alla Sala del Nuti, si trova la Sala Pïana, che custodisce anche i libri di proprietà dal papa cesenate Pio VII Chiaramonti e, fra gli altri codici, quindici splendidi corali. Dal 2005 la Biblioteca Malatestiana è compresa nei soli dieci monumenti italiani nel Registro “Memoria del Mondo” dell’Unesco.
ROCCA MALATESTIANA
Si trova nel più antico centro della città di Cesena, sulla sommità del Colle Garampo. È circondata dal Parco della Rimembranza, dedicato ai caduti della prima guerra mondiale. Costruita a partire dal 1380 e ultimata nel 1480, è una delle fortezze più imponenti di Romagna. Si caratterizza per la sua maestosa mole, per gli spalti panoramici, per i suggestivi camminamenti interni, e per la cittadella fortificata nella corte, costituita da mastio e femmina. Al suo interno si possono visitare il Museo di Storia dell’Agricoltura, le antiche prigioni, l’esposizione delle armi da giostra.
ABBAZIA DI S. MARIA DEL MONTE
Alta, visibile da ogni parte della città, raggiungibile attraverso la suggestiva via delle Scalette, la millenaria abbazia benedettina sorse nel secolo XI sul sito della tomba del vescovo Mauro. Nella basilica è custodita una collezione di ex-voto tra le più ricche d’Europa, notevole l’imponente cupola dipinta da G. Milani. All’interno dell’abbazia è presente anche un importante Laboratorio del restauro del libro antico.
VILLA SILVIA-CARDUCCI
La villa settecentesca divenne nel 1874 proprietà della contessa Silvia Pasolini Zanelli, che ne fece il salotto buono della cultura romagnola. Luogo del cuore di Giosuè Carducci, di cui si conserva ancora intatta la camera da letto, la Villa ospita il museo Musicalia, unico in Italia interamente dedicato agli strumenti musicali meccanici, ed è circondata dal Giardino letterario parlante.
PIAZZA DEL POPOLO
Realizzata da Andrea Malatesta intorno al 1400, fu denominata “Piazza Maggiore”. Vi prospettano il Palazzo Municipale, la Rocchetta di Piazza col Torrione del Nuti e la Loggetta Veneziana. Spicca in particolare la Fontana del Masini, gioiello tardo-manierista realizzato in pietra d’Istria e ultimato nel 1591, ancora oggi uno dei simboli di Cesena.
LE CHIESE DI CESENA
Oltre alla Basilica del Monte e al Duomo di San Giovanni Battista, numerose sono le chiese di grande interesse a Cesena: in particolare, la chiesa di Santa Maria del Suffragio, la chiesa di San Zenone, la chiesa di Sant’Agostino, e soprattutto la chiesa di Santa Cristina, gioiello neoclassico che ricorda un Pantheon in miniatura, progettato dal Valadier per volontà di papa Pio VII Chiaramonti.
Forlimpopoli
Panoramica
Fondata dai Romani nel II secolo a.C. lungo il tracciato della via Emilia, Forlimpopoli si trova al crocevia tra le strade che collegano Forlì con Cesena e l’Appennino (con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi) alla riviera adriatica.
Frequentata sin dal Medio Evo dai pellegrini diretti a Roma, presenta diversi monumenti di rilievo, come la Rocca Ordelaffa, splendidamente conservata, che ospita al suo interno un Museo Archeologico (con importanti reperti romani, tra cui mosaici ed anfore) ed il teatro Verdi, piccolo gioiello di architettura trado-ottocentesca, la Collegiata di S. Ruffillo, la cui origini risalgono al VI secolo e che conserva diversi capolavori rinascimentali (come le arche figurate degli Zampeschi, signori della città), e la Chiesa dei Servi, edificata alla metà del XV secolo, in cui è possibile ammirare opere di Palmezzano e di Modigliani oltre ad un raro organo cinquecentesco. Il complesso conventuale della Chiesa dei Servi ospita poi la Fondazione Casa Artusi, il primo centro studi italiano dedicato alla cucina di casa nel nome del grande gastronomo autore de “La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene”.
Gastronomia
“In questo territorio ricco di monumenti e bellezze naturalistiche – osservava Gianfranco Bolognesi – agli occhi dei buongustai e amanti della buona cucina si presenta un vero e proprio “mosaico” di prodotti e piatti tipici, in cui i sapori rustici dell’Appennino convivono con i profumi dei frutti del mare e con i gusti ricchi della pianura”.
“Nella cucina del Forlivese, dove senti aleggiare lo spirito di Pellegrino Artusi, il nuovo e l’antico, la tradizione e la creatività si fondono in una classicità senza tempo”.
Eccezion fatta per i salumi – eccezionali quelli di “mora romagnola” – sono pochi gli antipasti nella cucina del Forlivese: crescioni di erbette sulla lastra, crostini con rigaglie di pollo o con tartufi o con funghi, e – soprattutto, la piadina – cotta sul testo di terracotta e farcita con formaggio squacquerone o prosciutto. E poi le minestre in brodo: passatelli, cappelletti, manfrigul, maltagliati con fagioli e cotiche, zuppa di funghi, di tartufi e la tardura dal sapore antico.
Ma è la pasta il vero caposaldo della cucina romagnola: fatta a mano, tirata col matterello, tagliata in una miriade di forme differenti, arricchita da ripieni e sughi fantasiosi, dai sapori decisi: tagliatelle, tagliolini, pappardelle, lasagne, ravioli, tortelloni, garganelli, strichetti, pasticcio di cappelletti, canoli. Tra le pietanze tipiche ricordiamo le carni di coniglio e di pollo al forno, gli stufati con le patate, le uova con tartufi, cacciagione e selvaggina, stracotti di castrato, costine di agnello impanate, la salsiccia in umido, arrosti di vitello e faraona, gli sformati di verdure con rigaglie e l’immancabile grigliata con carni di maiale, manzo e castrato. Un breve “salto” in riviera, a poche decine di chilometri da Forlimpopoli, per gustare le diverse specialità di pesce azzurro, le paste con i sughi di poveracce vongole e cozze, le canocchie lessate, il brodetto di Cesenatico, il fritto misto, gli spiedini di calamari e gamberi, la seppia con i piselli, la grigliata di pesce dell’Adriatico, ecc. E poi i formaggi, dal molle squacquerone ai vari pecorini freschi o stagionati, i caprini avvolti nelle foglie di vite e le splendide ricotte dei pastori.
Dulcis in fundo la classica zuppa inglese, la ciambella e i bracciatelli, le crostate di frutta, i tortelli con il savòr, le torte di riso e di limone, il tortino di castagne, i frutti di bosco.
Vino e Bevande
“Vuoi sapere dov’è il confine fra la Romagna e l’Emilia? Vai di casa in casa e chiedi da bere… Se ti offrono vino, sei in Romagna, se ti danno acqua sei in Emilia”.
Questo detto illustra molto chiaramente l’importanza attribuita dai romagnoli al vino, tanto che il verbo stesso “bere” in dialetto romagnolo coincide col nome “vino”: “e’ bè”.
Il vino a Forlimpopoli è innanzi tutto – come scriveva sempre Gianfranco Bolognesi “quello ottenuto dai vigneti della vallate del Montone, del Rabbi, del Ronco-Bidente, del Bertinorese e da quel piccolo fazzoletto di terra che é Modigliana nella vallata del Marzeno dove sono nati i primi cru di Sangiovese.
Un rettangolo magico di terra antica e di zolle preziose che producono vini dall’inconfondibile profumo e dal sapore caldo e sensuale. Dalle prime colline di Massa, Castrocaro e Ravaldino in Monte fino a Predappio culla del Sangiovese dai profumi floreali e fruttati di viola mammola e lampone attraverso Méldola, Forlimpopoli, luogo natio di Pellegrino Artusi, pietra miliare della letteratura gastronomica italiana, fino a Bertinoro ammantata di preziosi vigneti, celebre per la sua Albana (il primo vino bianco italiano a fregiarsi della prestigiosa DOCG) amabilmente dolce e passita, il Forlivese annovera anche le DOC dei bianchi Pagadebit e Trebbiano e del rosso dolce Cagnina, seguite dal nome Romagna. In continua espansione vigneti di cabernet, merlot, nebbiolo, Montepulciano, chardonnay e sauvignon che concorrono, da soli o in parte, alla nuova DOC Colli della Romagna Centrale.
Punti di Interesse
Città natale di Pellegrino Artusi, Forlimpopoli è nota soprattutto per le sue sagre dedicate al mondo del gusto, dal rito carnascialesco della Segavecchia a metà di marzo alle Feste Artusiane di fine giugno, che vedono, in entrambi i casi, l’intero centro storico trasformarsi per 9 giorni in una straordinaria sequenza ininterrotta di aree di mercato e di ristoro, di palcoscenici teatrali e occasioni di svago per tutte le età. Ma Forlimpopoli merita una visita tutto l’anno per scoprire luoghi straordinari come:
- l’imponente Rocca Trecentesca che affaccia sulla piazza principale della città, uno dei complessi difensivi meglio conservati di tutta la Romagna. Eretta sulle rovine di una cattedrale romanica, con cui ha finito per instaurare ad un dialogo unico, ospita sia il Museo archeologico, nelle antiche cantine, sia un teatro, nell’originario Salone delle Feste al primo piano
- Casa Artusi, ovvero il primo centro culturale italiano dedicato alla cucina domestica, che promuove quotidianamente la cultura del cibo attraverso corsi e di convegni, ospita un’aggiornata biblioteca specialistica, e conserva documenti e suppellettili della casa fiorentina di Artusi. La sala convegni coincide con la Chiesa dei Servi stessa, caratterizzata dall’aula ellittica e dall’esposizione di importanti dipinti rinascimentali (Palmezzano e Modigliani su tutti)
- la Basilica di San Rufillo, databile fra il VI e l’VIII-IX secolo d.C., che conserva tele rinascimentali di Longhi e Menzocchi e i due straordinari sepolcri dei signori di Forlimpopoli
- la chiesa sconsacrata di San Nicola, con la sua ardita cupola settecentesca, che ospita oggi un raffinato ristorante
- un Museo dedicato alla Motocicletta, ed in particolare alle moto storiche della Guzzi (con oltre 50 pezzi), oltre che alla storia della Lambretta e della Ducati
- il BRN village, il primo villaggio interamente dedicato alla bicicletta in Italia, ad ingresso libero, che ospita su 7 ettari 6 piste speciali e la più grande pump track d’Italia
- la palazzina di foggia razionalista dell’Acquedotto dello Spinadello, a pochi chilometri dal Centro Storico, ma già immersa nell’Oasi Naturalistica dei meandri del fiume Ronco, che funge oltre che da sede espositiva per mostre sull’ambiente da accesso al Parco dei meandri del Ronco, un vero e proprio scrigno di biodiversità di 230 ettari
Da non perdere infine, tra gli eventi temporanei ma ricorrenti ogni anno:
- la rassegna di cinema estivo all’aperto all’interno della Rocca Ordelaffa (che vanta lo schermo più grande della Romagna)
- la rievocazione storica dei festeggiamenti per il ritorno dalla Francia di Brunoro II Zampeschi a metà Cinquecenti, che si tiene il secondo weekend di maggio
- i due festival dedicati alla musica popolare, entrambi in estate ed entrambi di rilievo nazionale, il primo che si tiene nella prima metà di luglio, dedicato al didjeridoo, il secondo, che si svolge nella seconda metà di agosto, dedicato alla musica popolare in tutte le sue declinazioni.