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Tappa di montagna con una prima parte pianeggiante fino all’ingresso nel Canavese, seguita da una serie di salite più o meno brevi e impegnative che portano alle Valli di Lanzo. Si scalano quindi in sequenza Corio, Sant’Ignazio (finale oltre il 10%) e la salita di Pian della Mussa di quasi 20 km.
Ultimi km
Salita finale molto lunga con pendenze dolci fino agli ultimi chilometri dove si affronta un tratto di circa 3 km attorno al 9%. Finale in falsopiano.
partenza / arrivo
dettaglio salite
ultimi km
crono tabella
info turistiche
Città di:
Verrès
Panoramica
L’abitato di Verrès si trova nella valle centrale, all’imbocco della Val d’Ayas, dove spicca l’imponente maniero degli Challant, un cubo perfetto che si colloca come baluardo della vallata conosciuta ancora oggi con il nome della nobile famiglia.
Oltre a testimoniare la storia di questa località, il castello fa anche da sontuosa cornice al carnevale storico, che ogni anno vede protagonisti le figure di Pierre d’Introd e Caterina di Challant e rievoca la danza in piazza della contessa con i giovani del paese mentre la popolazione, entusiasta, acclamava “Vive Introd et Madame de Challant”.
Verrès sorge, ad una altitudine di 390 metri, sulle rive del torrente Evancon poco prima che questi – uscendo dalla Valle d’AyaA che ha percorso interamente a partire dai ghiacciai occidentali del Monte Rosa – si getti nella Dora Baltea.
Come tutti i comuni valdostani, Verrès conta numerose località disseminane suo territorio vasto poco più di 8 kmq e abitato da circa 2700 persone.
Gastronomia
Il Comune di Verrè organizza dall’autunno del 2014 l’ormai sagra gastronimica “A Verrès, La Zucca… dall’orto alla Tavola” che vuole essere la giusta celebrazione di un frutto della terra, esaltandone la bontà in tutte le sue declinazioni e varietà.
Negli anni è diventato un appuntamento enogastronomico irrinunciabile e un ritrovato momento d’incontro con le tradizioni di un tempo. Infatti era tradizione, a Verrès, coltivare zucche durante tutto il periodo estivo, che poi venivano premiate in occasione della Festa patronale. La zucca, in tutte le sue forme, i suoi colori e le sue varianti è la protagonista indiscussa di questo evento.
L’evento è stato ideato dall’Amministrazione comunale di Verrès, attraverso la preziosa sinergia dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali della Regione autonoma Valle d’Aosta.
La festa della zucca, è prevista per il primo week-end di ottobre e, si svolge principalmente nel centro storico di Verrès ed in alcune strutture e piazze comunali, dove i visitatori della sagra potranno deliziare il loro palato con piccole assaggi di gustose pietanze preparate dai produttori. Occorre sottolineare che negli anni la ricerca per raffinare i piatti a base di zucca abbinati e preparati con prodotti locali (formaggi, salumi e vini) è ammentata notevolmente. La zucca potrà essere degustata dall’antipasto al dolce.
Punti di Interesse
Maison La Tour
Chiamata Maison la Tour, l’edificio che confina il lato nord della piazza Renè de Challant, fu sede daziale sin dall’epoca medievale. Ai piedi della torre aveva infatti inizio la mulattiera che, risalendo la Val d’Ayas (allora Valle di Challand), attraverso le Cime Bianche, portava al colle del Teodulo e da li in Svizzera e nel nord Europa. I commercianti con le merci provenienti anche dall’oriente, si incamminarono lungo la “Kramerthal” per tutti i lunghi decenni nei quali il clima particolarmente mite consentì di valicare le Alpi anche in inverno, facendo la fortuna della nobile famiglia Challant che governò la Valle d’Aosta in età feudale. L’edificio sulla facciata presenta inoltre il dipinto della Sacra Sindone, realizzato in occasione del trasferimento della reliquia da Chambéry a Torino del 1578.
La Collegiata di Saint-Gilles
La fondazione della complesso religioso risale al 911, una collegiata con lo scriptorium, il chiostro, il seminario per la formazione dei novizi ed una ricchissima biblioteca che conserva tutt’ora pergamene, bolle papali, preziosi volumi manoscritti e cinquecentine. I Canonici regolari dell’ordine di Saint-Gilles guidati dal Prevosto per secoli esercitarono il controllo religioso, ma anche politico-economico, di una vasta area che si estendeva da Vercelli a Moûtiers nella Tarantasia francese. Rimaneggiato nel tempo, il complesso di edifici conserva la cappella con la cripta sepolcrale di Ibleto di Challant, il costruttore del castello di Verrès. Espressione dell’architettura gotica locale, la cappella è stata inglobata nel 1776 nella chiesa barocca edificata al posto di quella antecedente di epoca romanica. Napoleone vi soggiornò il 25 maggio del 1800, durante la “seconda campagna d’Italia”.
Il Castello
Un cubo perfetto di 30 metri di lato, il castello fu concepito nel 1360 come una fortezza inespugnabile. Il suo ideatore, Ibleto di Challant, ne fece la sua solida dimora dotandola di innovative soluzioni che egli colse nei suoi innumerevoli viaggi in terre lontane. Il sorprendente scalone ad archi autoportanti nel cortile interno fu descritto dal Giacosa come “archi che si spiccano colla sveltezza di un giovane Ercole diciottenne“, mentre le 11 bifore in pietra ingentiliscono le spesse pareti in pietra. Originariamente costruito senza la cinta muraria, aggiunta nel 1536 per adeguarlo alle più moderne tecniche militari da Renato, V conte della famiglia Challant, il castello domina l’abitato e sorveglia la Valle a Nord e la piana a sud, comunicando visivamente con quelli di Ville-Challand e di Issogne. Dalla metà del 1500 al 1661 i Savoia lo requisirono insediandovi un presidio militare. Nel 1894 diventò proprietà dello Stato che lo restaurò.
La Murasse
La Murasse è un’antica cascina originariamente di proprietà della Collegiata di Saint-Gilles. Benefattore fu il prevosto commendatario Carlo di Challant, fratello del conte Filiberto, che la fece erigere nel 1512 a sue spese e la donò alla Prevostura. Una cinta muraria merlata racchiude il complesso di edifici rustici e la torre colombaia. Su questa, una lapide con lo stemma nobiliare ricorda la generosità del committente e che il sito fu costruito in soli tre mesi. I lavori di realizzazione della cascina furono simultanei all’imponente ampliamento della canonica, sempre voluto dall’ecclesiastico per realizzare un alloggio consono al suo rango. Alla fine degli anni 90 del XX sec l’acquisizione pubblica ed un restauro conservativo del complesso delle Murasse ha consentito la sua riconversione a sede della biblioteca comprensoriale e di uffici amministrativi, oltre alla realizzazione di sale espositive e congressuali.
La croce votiva
Posta sul Mont-Saint-Gilles nel primo dopo guerra, fu un voto della popolazione quando, il primo maggio 1944, il parroco don Carlo Boschi mediò con le milizie tedesche ottenendo che non fossero incendiate le case del borgo in conseguenza ad azioni dei partigiani. Costituita da elementi reticolari in metallo, fu realizzata da artigiani locali ed assemblata sul posto, dopo che le parti furono trasportate a spalla da volontari, lungo il sentiero che si inerpica sino alla cima. Dalla croce si gode una spettacolare vista a volo d’uccello, una panoramica unica a 360° sull’abitato ed il territorio circostante. Illuminata da alcuni anni con un impianto fotovoltaico, la croce nel buio della notte appare da lontano come sospesa in cielo. Ogni anno, nella prima domenica di giugno sull’altare ai piedi del monumento viene celebrata una Messa.
Pian della Mussa (Balme-Ala di Stura)
Panoramica
Ala di Stura, suggestivo centro della Val d’Ala, è immerso in verdi prati e ricchi boschi con caratteristici punti panoramici, come quello posto dopo la breve galleria scavata nella roccia, dal quale si possono ammirare le cime della Bessanese, dell’Uja di Mondrone e del Monte Rosso.
Sebbene le origini fossero oscure, il nome di Ala esisteva già “un millennio forse prima di Cristo”, per designare non il paese attuale (che doveva ancora sorgere) ma gli alpeggi disseminati lungo tutta la Valle sulle pendici e sommità erbose delle montagne.
Sembra cioè che per “Ala” si intendesse tutto il territorio che va dal Ponte delle Scale al Piano della Mussa, mentre l’attuale centro era chiamato Prussei (oggi Prusello).
La maggior parte degli storici è propensa a credere che i primi abitanti delle Valli di Lanzo siano stati i Celti: ne sarebbero testimonianza l’origine di alcune parole come “all” che vuol dire “Altro”.
Per quanto riguarda il borgo di Ala, di cui tra l’altro non si conosce esattamente l’origine, tuttavia si ritiene che esistesse già nell’anno 1000 con le sue caratteristiche frazioni principali, che ancora oggi ritroviamo; la prima citazione scritta risale al 1267 quando il marchese di Monferrato concesse le miniere della Valle ad un certo Barizelo di Gerola. Si noti come la particolare scrittura orografica del territorio comunale, caratterizzata da forti dislivelli abbia notevolmente inciso sull’individuazione dei siti più idonei alla formazione degli insediamenti rurali del capoluogo e delle numerose borgate (Pertusetto, Prusello, Villar, Cresto, Mollar, Martassina, Tomà, La Corce, Canova, i Ciardio, Pian del Tetto, Maronera, Chiesaletto, Bans) che si snodano lungo la sponda sinistra della Stura poiché la destra risulta estremamente inclinata.
Dopo i Romani le valli subirono la dominazione dei Longobardi, poi di Gotranno Re di Borgogna, ed ancora Carlo Magno che le aggregò alla contea di Torino.
Intorno al 1520-1550 Lanzo e le sue Valli subirono la dominazione francese, successivamente quella Estense e infine quella napoleonica.
Nel 1872 si iniziarono i lavori per la strada carrozzabile Ceres-Ala (9 km di lunghezza per 3 mt di larghezza) ultimata nel 1873.
Nel 1890 ebbe luogo l’inaugurazione del telegrafo, mentre nel primo decennio del secolo scorso (1908), Ala di Stura era già dotata di impianti di illuminazione elettrica, pubblica e privata, di servizio medico condotto residente; di farmacia e negozi di ogni genere; di impianto telefonico r di un ufficio postale di II classe.
Con l’apertura della rotabile, Ala divenne un importante centro di villeggiatura e di escursioni alpinistiche.
L’inaugurazione del Grand Hotel nel 1909 consacrò Ala, che fin dalla seconda metà dell’800 era meta di numerosi villeggianti, stazione di fama internazionale.
Gastronomia
La tradizione gastronomica offre una grande varietà di prodotti. Rinomati sono i formaggi locali, come la famosa touma, prodotta con latte bovino conosciuta già nel 150 d.C., i tomini di capra (formaggi freschi a base di latte di capra), le ricotte e il burro. Oggi le valli offrono un ottimo lardo e gustosi salumi dai salam ad tueurdji (preparati con carne scelta di bovino adulto) a quelli di capra, ai salami della rosa (prodotto con carne di vitellone); alle mocette, salumi ottenuti con diversi tipi di carni stagionate (ad esempio capra, manzo o selvaggina). Al tempo dei nonni queste erano leccornie da vendere e non da gustare in famiglia.
Un tempo le nostre nonne riuscivano a preparare piatti sostanziosi con ingredienti semplici, utilizzando quanto l’orto, i prati e gli animali da allevamento potevano offrire. Il piatto tipico per eccellenza era la polenta, la si mangiava molto di frequente, spesso abbrustolita sulla stufa era anche un’ottima colazione. La polenta concia (polenta, burro e toma) era un vero lusso, tanto che si consumava solo durante le feste, anche “poulénta e friquendò” (polenta e spezzatino) era un piatto da “grande occasione”. Decisamente più quotidiano era polenta, latte o formaggio o la soma (polenta abbrustolita e toma).
Qualche volta la polenta era sostituita da gustosi e ricchi risotti, tanto che uno dei piatti più famosi delle Valli è proprio “risotto touma e il salam eud toueurdji”.
Nel pasto quotidiano le donne non facevano mai mancare minestre di ogni tipo, create sfruttando i prodotti stagionali: dalla papina (minestra di latte e farina) alla “mnèstra eud coques” (minestra di castagne), dalla panada (zuppa di pane cotto insaporita con il burro e a volte i porri) alle zuppe con le erbe primaverili.
Un discorso a se va fatto per la carne: un tempo era un bene preziosissimo, perciò adatto solo alle grandi occasioni, alle malattie gravi oppure, quando per disgrazia moriva un animale. Allora si facevano principalmente spezzatini, bolliti, arrosti… qualche volta sulle nostre tavole compariva anche la selvaggina come camoscio, marmotta, lepre, volpe e cinghiale a cui spesso si accompagnava l’immancabile polenta.
Allora pochi erano i dolci, molto spesso si riducevano a frutta di stagione con un po’ di zucchero e qualche goccio di vino rosso. Tuttavia durante le feste comparivano magicamente nelle cucine le frittelle delle fritcheui (uova, farina, latte, lievito); i torcetti allora fatti con la pasta del pane su cui veniva spennellato burro fuso; le paste ad méya (paste secche a base di farina di mais); e infine la panna montata.
Punti d'Interesse
Meridiane e affreschi
Il territorio comunale di Ala di Stura, trovandosi su una delle direttrici di collegamento tra la Francia (Chambery) e l’Italia (Torino) attraverso i valichi dell’Autaret e dell’Arnas, ma, ancora più importante, costituendo fin dall’antichità l’asse fondamentale di scambi commerciali, nel tempo ha saputo mantenere viva la tradizione costruttiva di orologi solari. Ciò ha permesso al piccolo comune di aprirsi e relazionarsi con il mondo circostante e quindi di crescere ed evolversi costantemente. L’elenco e la descrizione di numerosi quadranti solari individuati nel comune di Ala, meritano particolare attenzione. Diverse meridiane costruite nella seconda metà dell’ottocento hanno un loro fascino antico particolare, insieme agli affreschi, alcuni dei quali risalenti all’epoca del Perini (Pittore attivo nelle Valli di Lanzo nel periodo che va dal 1575 al 1588).
Per il turista che volesse visitare e scoprire le meridiane può tenere di riferimento le numerose bacheche con tutte le informazioni dislocate sul territorio (partendo dalla piazza), o il sito internet www.progettomeridiane.comunealadistura.it.
Chiesa parrocchiale
La chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Nicolao e Grato, venne edificata nei secoli XI-XII ed è tra le più antiche delle valli. Divenuta insufficiente per la popolazione, fu oggetto di ampliamento fra il 1727 e 1730. Nel secolo XVIII lo scultore Tommaso Fontana e il suo doratore Giovanni Crotti eseguirono dei lavori sul tabernacolo, sull’altare della cappella della madonna del Rosario e sull’altare della Cappella di San Giuseppe. Quest’ultimo altare era in legno e negli anni ’60 venne sostituito con uno in marmo. Interessante è il campanile annesso alla chiesa, in stile gotico lombardo; esso riproduce, in dimensioni ridotte, quello di Ceres (secolo XII).
Sentieri
Numerosi sono i sentieri che, nelle Valli di Lanzo, attraversano il territorio portando i turisti e gli appassionati a vivere intensi momenti all’aria aperta e ad ammirare paesaggi mozzafiato lungo percorsi più o meno impegnativi. Camminando per i boschi, si possono vivere grandi emozioni a contatto con una natura ancora integra. Molteplici sono le occasioni che di offrono all’escursionista.
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